LA TRAFFICATA VITA DI UN PENDOLARE DELLE IMMAGINI



di Maria Piatto e Monica Menozzi


Versatile, enigmatico, colto.
I soggetti delle illustrazioni di Fabio Buonocore ricordano talvolta quadri di Chagall, talvolta di Picasso.
Sfogliando il tuo Blog, Fabulo-illustratore, troviamo tra le illustrazioni con iPad, anche suggestioni all'immagine concettuale di Alessandro Gottardo Shout e di Beppe Giacobbe (per fare solo i nomi più in voga).
Quali sono davvero i tuoi riferimenti visivi?

Esordirei con un bel “grazie” per le premesse di questa domanda. Per propria natura intrinseca credo che le immagini già partano da una base concettuale, in un’immagine si possono raccontare molte cose contemporaneamente e, benchè esistano delle caratteristiche culturali che guidano l’occhio nel percorso narrativo, il “tempo” è un elemento fondamentale per ciò che si intende esprimere. Giacobbe e Shout sono due rappresentanti di rilievo nell’illustrazione italiana e principalmente si trovano a dover raccontare delle cose che tendono all’astrazione, quindi più vicini all’idea, al concetto puro, appunto.  Certo è che sono dei riferimenti importanti e nutro una profonda stima nei loro confronti ma, per capire l’orientamento della mia ricerca dobbiamo prendere in considerazione l’associazione pittorica posta nella domanda. Da anni la mia più grande guida pittorico-spirituale è Kandinskij perchè il riferimento all’anima per chi progetta immagini è fondamentale. Nell’approfondimento di questo tema mi sono avvicinato a Malevic e Matisse, soprattutto dell’ultimo periodo. Molto spesso invece traggo spunti importanti dalla letteratura e dalla poesia come nel caso di Velimir Chlebnikov o addirittura teorie come quelle di Uspenskij sulla quarta dimensione (sulla quale sto ancora lavorando). In realtà non sono così cervellotico e non è mia intenzione tediare con queste citazioni, amo leggere e approfondire, questo si ma è anche vero che ottempero tutto questo con il mio istinto, vera guida del mio essere.
Queste descritte sono le premesse della mia ricerca, un input per dare un’idea della provenienza dei miei lavori. I miei riferimenti nel mondo dell’illustrazione invece hanno matrice storica, mi riferisco a Umberto Brunelleschi, le illustrazioni di Telemaco Signorini, Riccardo Salvadori, Edina Altara, Massimo Dolcini... per citarne alcuni.


Nelle tue opere più riuscite, secondo me, appare evidente il tuo spirito giocoso, acuto, capace di liberare riferimenti culturali ma anche di rendere con maturità il piacere del segno, il gioco del rimando evocativo (quello che risuona nell'intimo di tutti noi come un ricordo infantile). Appare la tua strada più autentica quella dell'espressione di un preciso immaginario, io credo, in illustrazioni come Prana, In qualche parte del mondo, La buona novella, Viaticus, Bustiario.
Tu come ti vedi?



Nella produzione di immagini traspare evidentemente il modo di essere dell’autore, un pò come l’attore teatrale che inscena un personaggio. Le immagini citate nella domanda come Prana e Viaticus alludono a progetti particolari fatti per concorsi che per mia abitudine uso sempre a scopo didattico esasperando il mio linguaggio per testarne le potenzialità, imparando dal confronto di altri illustratori (spesso talentuosi). Mi pare ovvio che il tutto si amplifichi nel caso di una performance come In qualche parte del mondo, ispirandomi ad un brano del mio cantautore preferito Luigi tenco, che feci in occasione di una mostra di un collezionista di vinili al Pan di Napoli. In quell’occasione esposi anche un lavoro realizzato proprio su vinile (Vado alle Hawaii), scegliendo come tema una canzone di Caputo. La buona novella è un progetto personale che è diventato poi la copertina della tesi di laurea di una mia amica.
Dalla mia prospettiva mi vedo in costante evoluzione, mai fermo perchè per mia natura sono indomabilmente curioso. Nel mio percorso non ancor maturo (a mio avviso) sento che devo perfezionare ancora molte cose... 

Vorrei parlare con te dei tuoi ritratti della serie “The Italian Workers”.
Mi piacciono molto come disegni ma non solo, li considero emblematici del tuo modo di essere, di esprimerti e di relazionarti con la realtà.
Si capisce subito, infatti, guardando queste illustrazioni che per te l'elemento umano è fondamentale, che hai una sensibilità e un pathos spiccato, che cerchi la comunicazione a tutti i livelli: in una parola sei interessato all'altro, all'UOMO con il quale ti metti subito in relazione, osservando e comunicando. Le tue illustrazioni raccontano tutto ciò con grande naturalezza, portano con se un misto di incisività e di delicatezza poetica che colpisce e che va oltre la didascalia.





Condividere è una delle cose più belle al mondo. Il poter esternare liberamente e gioire con altri mi allieta l’anima, ho sempre  voglia di parlare, di discutere con un amico o, perchè no! con un estraneo conosciuto alla fermatel bus. E’ una cosa che mi porto dietro da sempre e che a dmi regala una particolare empatia con chi ho davanti. Questa serie di ritratti mi si è presentata spontaneamente davanti agli occhi mentre pensavo a delle soluzioni di design per arredi. Probabilmente questa serie di persone sono venute da me perchè, proprio come me “comunicano”. Il lavoro da sempre nobilita l’uomo e dona a chi lo svolge dignità, ecco queste persone sono più che dignitose secondo me! E’ mi sono divertito a raccontarle con un semplice ritratto. Semplice come loro.  


Queste illustrazioni ti sono state commissionate o sono un progetto personale?
Sono un progetto personale che, inizialmente doveva essere inserito in un macro progetto pensato con amici. Però la cosa non è andata in porto e “loro” sono venuti con me hehe. 

Come ti piacerebbe che fossero utilizzate?
Pensandoci bene la soluzione di design non mi dispiace, dopotutto sono mezzo architetto. In realtà ciò che più mi affascina è la vita di certi disegni che schizzano dalla cellulosa per approdare ad altre superfici, è anche in questo gesto che risiede la forza comunicativa secondo me. Ma il destino di questi personaggi per quanto mi riguarda, credo che dabba continuare a disegnarsi da solo, saranno loro a scegliere la via poi, se un bel giorno vorranno concedermi il lusso di raccontarmi qualcosa nell’orecchio, potrebbe anche nascere una storia. La vita è bizzarra!


Hai mai pensato di proporti come ritrattista per magazines o pubblicazioni digitali? ti vedrei molto bene! 
Ti ringrazio per l’apprezzamento e il consiglio vale molto. No, non mi dispiacerebbe tutt’altro! Potrei stupirti uno di questi giorni mentre sfogli un quotidiano... scherzo, ci penserò, per il momento sono concentrato su altro ma è nelle mie corde qesto tipo di incarico.

Ti sei appena trasferito da Napoli a Milano...
Come ti trovi nella sovra-affollata metropoli meneghina?
Bhè, non parlare ad un napoletano di sovraffollamento, solo chi viaggia in Circumvesuviana può capire cos’è... e chi vive a Nuova Delhi ovviamente! Il passaggio non mi dispiace, le distanze si percepiscono in modo di verso “oggi”. Milano offre molti spunti, è ricca di iniziative e di persone meravigliose. E’ difficle trovare un milanese autoctono, questo si, ma è il destino di questa città così variegata ad essere poi la sua forza. Se non è troppo disturbo mi tratterrei un altro pò... sai com’è! 

I cambiamenti, il viaggio… attivano sempre maggiore ricettività per chi ha un interesse antropologico: il trasferimento sta giovando alla tua creatività oppure l'eccessiva densità, la frenesia e velocità di questa città sta in qualche modo bloccandone il naturale flusso, per effetto da "troppo pieno" come succede a tanti tra noi? 
Una persona come me, da ciò che ho detto qualche domanda fa, in una città come Milano vive una situazione laboratoriale sotto molti punti di vista. Cammino molto per le strade e lo faccio a passo d’uomo perchè è la misura giusta del tempo per assorbire odori, sensazioni, stimoli, sguardi, persone... Osservo molto e sono attratto dalla frenesia che c’è, come una continua “Stramilano”. Sento che sto imparando tanto e questo giova molto alla mia creatività, devo anche dire però, di essere circondato da gente fantastica.


Cosa utilizzi per ottenere un tratto così interessante… pennello e china?
Ho una fase sperimentale in cui uso ciò che sento, molto spesso disegno a matita che tra l’altro è lo strumento che ho sempre con me, oppure la brush pen o una comunissima biro. Nel caso dei ritratti su citati ho usato proprio la brush pen che adoro perchè quando sei in giro e non puoi lavorare con pennello giapponese e simili è utilissima. Consente tratti variegati, ha un inchiostro deciso e si adatta molto bene ai vari supporti su cui la uso, ad esempio è molto divertente usarla sulla carta marroncina del pane o la carta gialla, grezza, dei caseifici. I lavori li eseguo poi in iPad. Mi sono sempre dovuto rapportare ad uno spazio limitato e questo mi impediva di usare tecniche come l’olio, l’acrilico, ecc. Quindi dapprima preferivo l’acquerello, poi riduci e riduci, sono arrivato all’iPad. E’ un mezzo molto istintivo, pratico e duttile, in fase esecutiva è una bomba. Incamero prima le sensazioni della tecnica che voglio utilizzare e poi le riporto con più rapidità in digitale. Sono orientato molto per le illustrazioni da magazine quindi devo essere rapido. Inoltre in questo modo posso anche ottenere un tratto già digitalizzato, basta fare una foto dello schizzo anche non dettagliatissimo e si procede all’esecutivo.


Hai una palette specifica, testata?
Se vuoi raccontaci il tuo workflow tecnico: svelaci i tuoi segreti il tuo know- how!
Non ho una palette dedicata, mi fido dell’istinto e lo lascio tranquillamente “sbagliare”. Con Pro-Create, l’App che uso per i miei lavori in iPad posso salvarmi i colori che preferisco e quando un lavoro mi soddisfa mi conservo la tavolozza usata per approfondirla. Essendo anche molto curioso ricerco costantemente. Trovo stimolanti le dissonanze e alcune meravigliose distorsioni dei colori principali messe in essere anche da noti visual artist. Ascolto Shoenberg e Bach quando disegno o meglio ancora quando penso, la musica suggerisce molto, al pari della letteratura. 

A questo punto…..non ci resta che ringraziarti per la tua disponibilità e concludere che seppur insostituibile e meravigliosa, tutta la tecnologia di questo mondo non può che aiutare e assecondare l'espressione: nulla potrà mai sostituire l'elemento umano…così come l'occhio, il cuore e la mano di un artista.

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