NATURALMENTE, MARIA PIATTO

di Monica Menozzi.



Questo mese abbiamo con noi Maria Piatto, illustratrice naturalistica e pittrice, nonché membro del Direttivo di AI e referente responsabile del volume ANNUAL.


Maria, parliamo innanzi tutto della tua dimensione di Autore di immagini.
Come è avvenuto il tuo ingresso in questo ambito? Quali sono stati iter e formazione? 
Ho cominciato a lavorare nel campo dell’illustrazione subito dopo le Scuole Superiori. Allora l’ambiente produttivo italiano e milanese in particolare era in continuo fermento e l’illustrazione era molto richiesta, avevamo mille occasioni. Io sono una donna irrequieta, mi piacciono le sfide, mi piace mettermi alla prova su diversi fronti, mi piace procedere con metodo ma ero disorientata dal lavoro, che a me sembrava approssimativo e dilettantistico, di alcuni Art directors e Agenzie pubblicitarie. Decisi di dedicarmi allo studio della Storia dell’Arte, mi sentivo insicura e ignorante. Conseguita la laurea ripresi ad illustrare. Per molti anni mi sono divisa tra l’illustrazione naturalistica, soprattutto editoriale, e il lavoro di storico dell’arte. Da allora la mia vita professionale è stata così: un continuo alternarsi. Qui in AI mi sembra di aver riunito in un amalgama armonico le mie competenze, con il mio impegno su Annual, il concorso-pubblicazione istituzionale.

Vanti ormai più di 30 anni di esperienza nel settore, come sono cambiati gli scenari da quando hai iniziato? 
In effetti da quando lavoro gli scenari sono cambiati tanto e più volte. Nel mondo dell’illustrazione mi sembra che ci sia una maggiore competenza e professionalità, rispetto a quando ho cominciato. L’Autore di immagini fa un’attività di grande responsabilità culturale e intellettuale.
Deve fare ricerca visiva, aggiornarsi sia tecnicamente che culturalmente, tendere a livelli di espressione superiori. Coloro che arrivano ad una posizione importante nel panorama artistico sono dotati di grande serietà e professionalità.


Che tecniche utilizzi e qual è il tipo di immagine che preferisci affrontare…Lavori ancora con tele e pennelli?
La mia tecnica preferita sono gli acrilici, i pennelli, la tela (anche una bella carta va bene!). Mi entusiasma anche il digitale, ma su questo medium sono meno istintiva. Per me dipingere con il pennello è facile come bere o respirare, sono completamente padrona della tecnica, sicura del risultato e anche piuttosto veloce: più veloce che con tecniche digitali.  Il digitale mi sorprende sempre: questo è molto pericoloso! Però mi piace sperimentarlo, quando mi ci metto ci passo volentieri delle ore a fare, disfare, ecc. Ogni tanto vedo anche qualche risultato. Inoltre è comodo: non sporca, non fa disordine, non rischi di rovesciare l’acqua. Se fai una macchia, un errore, o preferisci la versione precedente non c’è problema.
Ho avuto modo di osservare, nella gestione della rubrica di Annual “Previsioni del Tempo”, dove selezioniamo per la pubblicazione un ragazzo e una ragazza esordienti (giovani promesse sottoposte al giudizio del Direttivo) che la nuova generazione di autori di immagini sta riscoprendo con entusiasmo le tecniche tradizionali. Tornano con un certo stupore al disegno a mano, al chiaroscuro, amano sperimentare l’espressività e la sensibilità del segno. Anche la tecnica digitale si sta raffinando sempre di più per cercare di ottenere gli stessi risultati. Ho visto a Bologna, tra coloro che vengono allo stand di Associazione illustratori per fare Portfolio review, delle ottime performance in questo senso. Tuttavia al digitale mancherà sempre la materialità unica dell’oggetto fatto a mano, con le sue imperfezioni.

Hai anche altre occupazioni che richiedono molto impegno ed attenzione: sei archivista all’Accademia di Brera: chissà quanti meravigliosi tesori più unici che rari ti sono passati fra le mani…Il più raro o curioso?
Non saprei cosa scegliere, nei diversi archivi che ho conosciuto, tra pergamene che hanno quasi mille anni (ma di queste non ce n’è all’Archivio dell’Accademia) o semplici carte di sessanta anni fa che raccontano vicissitudini umane di vario genere. A volte ti capitano tra le mani piccoli schizzi a matita o a penna che conservano la sorprendente freschezza del tratto veloce e abile, come se fossero stati appena tracciati, anche se sono lì nella cartella da tanti anni. Cose piccole, tesori quotidiani. Le cose preziose stanno nei musei e non in un archivio prevalentemente ottocentesco come quello dell’Accademia.
Ma cosa c’entra un illustratore in un archivio direte voi. Sono arrivata all’archivio come storico dell’arte in realtà. L’archivio è una delle fonti della storia, una delle più importanti, e io mi sono avvicinata alle carte studiando la storia delle opere d’arte. Molto spesso si rimane in soggezione davanti all’opera d’arte, ma si tratta di un’aura che noi sovrapponiamo all’oggetto. L’opera, prima ancora che un miracolo unico dell’ingegno umano è un oggetto reale, contingente, materiale. Ogni opera, oltre ad essere un fatto culturale, ha la sua storia, il suo ambito materiale e relazionale che la determina. Insomma studiando le opere si finisce per entrare in un archivio e può capitare di rimanerne affascinati. 

Sei inoltre insegnante di Pittura e di Trompe l’oeil alla scuola Cova di Milano….
Sicuramente queste molteplici attività, che comunque hanno a che fare con il mondo delle immagini e dell’arte, hanno avuto una grande importanza nel raffinare e centrare la tua figura professionale, che ha potuto trarre da diverse fonti la propria forza e unicità. 
La scuola Cova è un istituto milanese che si occupa di artigianato artistico fin dall’inizio degli anni Trenta. Sì è vero, mi definiscono così: insegnante di Pittura, insegnante di Trompe l’oeil. Insegnare Pittura è un termine generico, un po’ paludato, che non mi si addice. Credo di essere una persona prammatica. Io preferirei definirmi un’insegnante di tecniche. Quello che mi sento  di trasmettere è qualcosa di oggettivo: “come si fa fare cosa”. Il valore lo mette il discepolo, quello che sa cavare da sé. Quindi più che Pittura direi che insegno Tecniche decorative e del trompe l’oeil, gli elementi di base a la tecnica progettuale. Con una buona guida, dal punto di vista della metodologia, tutti possono ottenere dei risultati. Però ultimamente c’è anche molta richiesta per l’insegnamento della copia dal vero: anche questa è una tecnica che si può imparare.

Da due anni sei membro del Direttivo di AI e ricopri l’importante carica di Segretario. 
Cosa significa per te questa esperienza e quali sono gli oneri e gli onori che questo comporta?
Il lavoro per l’Associazione assorbe molte ore della mia giornata, soprattutto nei mesi autunnali e invernali, quando parte l’avventura Annual. Sono contenta di investire in questa collaborazione perché mi piace lavorare in gruppo. In Associazione capita: si opera sia da soli che in accordo con altri. Sembra buffo dirlo alla mia età, ma è uno stimolo alla crescita, condividiamo degli obiettivi. 

Si, parlaci più approfonditamente dell’esperienza che concerne il concorso e la realizzazione del volume Annual, attività che ti assorbe ed entusiasma parecchio, e che comporta anche una bella responsabilità anche in merito al talent scouting di Previsioni del tempo….
Annual ha una parte di attività organizzativa molto intensa: scrivere, telefonare, proporre, convocare, contattare persone con cui non hai mai neanche parlato. E’ il giusto prezzo da pagare per fare un buon lavoro. Lo dobbiamo a tutti gli autori che partecipano al nostro concorso e anche a quelli che vorrebbero partecipare ma che non lo hanno mai fatto. Teniamo molto che tutte le fasi della selezione siano organizzate in maniera trasparente e con imparzialità. Per questo motivo abbiamo aperto il gruppo di discussione su Linkedin, Annual 2014. Vuole essere un filo diretto e spontaneo con tutti gli autori di immagini, partecipanti o meno alla selezione. Sarà anche un luogo in cui pubblicare in tempo reale le informazioni di maggiore interesse.
Personalmente la parte del lavoro Annual che preferisco è quando visiono le opere in arrivo: sono tantissime, appartengono a diverse categorie di produzione. E’ un’esperienza visiva veramente interessante e a tratti intensa. I membri delle nostre giurie confermano tutti questa mia opinione alla fine della selezione. Le opere arrivano al momento del giudizio anonime, contrassegnate da con un codice identificativo. Il fatto può comportare, ed è capitato, che anche opere di autori di certa fama possano rimanere escluse dalla selezione. 
Altra rubrica di Annual che ci dà grandi soddisfazioni è “Previsioni del Tempo”, di cui ho parlato anche prima. Fino ad ora siamo sempre riusciti (parlo al plurale comprendendo i Direttivi che ci hanno preceduto) a selezionare tra i primi ragazzi che sono oggi dei talenti riconosciuti: come Luigi Aimè e Barbara Petris nel 2010, Claudia Palmarucci nel 2012, Monica Barengo nel 2013. Chissà a chi toccherà quest’anno…

Cosa ci puoi dire sulla nuova pubblicazione? Qualche anticipazione?
E’ un po’ presto per le novità, siamo in fase di decollo, ma posso anticipare che Annual quest’anno è dedicato a Beppe Giacobbe. Siamo orgogliosi di dire sarà lui il nostro Illustreautore e Presidente della giuria. Sarà proprio lui a disegnare la copertina del volume. Come sapete il tema delle nostre copertine è sempre l’Italia. Vedremo come la interpreterà.

Grazie per la disponibilità e… tienici aggiornati sul progetto Annual!











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